La Sordellina

ZAMPOGNA DI CORTE

La sordellina, appartenente al genere delle zampogne, è munita di un mantice per alimentare la sacca dell’aria ed ha, a differenza delle zampogne popolari, alcune chiavi sulle due canne di melodia, ed in seguito anche sul bordone, per eseguire le principali alterazioni e suoni prodotti da fori non raggiungibili dalle dita.

Sembra che sia stata inventata a Napoli a fine ‘400.

L’applicazione delle chiavi, iniziata probabilmente a partire dalla metà del ‘500, continua fino a metà ‘600.

sordellina suonata da Poliphemus
(dalla macchina musicale di Todini, metà XVII sec.; Metropolitan Museum – New York)

Un’altra differenza sostanziale è l’ambito sociale dell’utilizzo della sordellina: uno strumento di corte, con un repertorio in parte popolaresco e in parte colto, adatto ad un ambiente cameristico, perché la sonorità dello strumento era contenuta (il nome sordellina viene da sordo) e permetteva quindi di cantarvi sopra anche allo stesso suonatore, liberato dall’impegno di soffiarvi dentro. L’aria che riempie l’otre di pelle, posizionato sotto il braccio sinistro, viene perciò spinta da un soffietto (mantice) allacciato al braccio destro del suonatore.

Le ricerche più recenti hanno rivelato un vasto repertorio per sordellina, documentato nello straordinario manoscritto di Giovanni Lorenzo Baldano, dell’anno 1600, che contiene circa 160 brani, tra canzoni e danze per sordellina, inclusi tutti i principali balli del ’500 intesi come temi con variazioni, scritti in forma di intavolatura.

Intavolatura (Bassa dee Ninffe), foglio 9r “Libro per scriver l’intavolatura per sonare sopra le sordelline” di Giovanni Lorenzo Baldano (1600).

Ma la storia dell’evoluzione della sordellina non si ferma col Baldano. Ci sono documenti che testimoniano la sua continua modifica, da parte di inventori seicenteschi, con l’aggiunta fino a 56 chiavi, incluse quelle sui bordoni, in modo da poter produrre tutti gli accordi completi. Forse, più che uno strumento musicale, non conoscendone oggi la specifica letteratura, è stato un laboratorio di progettazione scientifica.

LA SORDELLINA, UNA ZAMPOGNA DI CORTE ALL’ORIGINE DELLE ZAMPOGNE POPOLARI ?

Come nasce la zampogna italiana? Intendo dire, nella tipologia che noi oggi conosciamo, con 2 canne di melodia e con uno o più bordoni inseriti in un unico blocco. 

Quale esigenza musicale ha portato alla creazione di un tale strumento? (perché sono questi gli elementi che la differenziano fondamentalmente dalle cornamuse europee, oltre al repertorio, ovviamente).

E quando e dove  è apparsa?

 Queste sono le domande che mi sono posto nella mia appassionata ricerca sulle zampogne del Mediterraneo, alle quali la sordellina, riscoperta grazie alla pubblicazione del prezioso manoscritto di Giovanni Lorenzo Baldano “Libro per scriver l’intavolatura per sonare sopra le sordelline” Savona, 1600 (1), dà sicuramente una parziale, ma interessante, risposta. Infatti, se il nome sampogna appare nei testi in volgare italiano già dall’inizio del XIV sec., nessuna raffigurazione ci rappresenta con chiarezza tale strumento, a differenza delle numerose raffigurazioni di cornamuse medievali.

  Innanzitutto vediamo i cambiamenti in merito al repertorio musicale e lo stile. L’emergere della musica per intervalli di terza : universo sonoro che cominciava già a manifestarsi all’inizio del XV sec. (dove ancora predominano gli intervalli di quarta e quinta), per poi affermarsi, definitivamente, alla fine del secolo. Infatti, proprio nel Rinascimento le voci superiori delle polifonie a 4 parti  stabiliscono questo procedere melodico per terze (addirittura parallele nella musica delle villanelle). Allora perché non costruire una cornamusa che suoni per terze? 

  Sembrerebbe difficile ma la sordellina presenta, a livello morfologico, una soluzione non troppo di fantasia, per me suggerita dalla coppia medievale di suonatori di cornamusa e piffero (o cialamello) tanto raffigurati nel medioevo. Infatti, mettendo una canna di cialamello soprano (in RE) accanto ad una canna della cornamusa (taglia sopranino in SOL) e suonandole entrambe nel registro più grave si ottiene una zampogna che suona per terze.

Operazione non difficile, ma che soltanto una bottega d’arte poteva effettuare; bottega situata, per esempio, nella zona di Napoli, il cui Regno antico corrisponde pressappoco all’area attuale di conservazione delle zampogne popolari (2). Tra l’altro, le cronache ci testimoniano  che proprio a Napoli vi fu una competizione tra una zampogna e il canto accompagnato dalla lira da braccio (fine XV – XVI sec.). Da questo ambiente uscirà, probabilmente, la sordellina, strumento diffuso in ambito nobiliare-amatoriale, in grado di eseguire un vasto repertorio così come ce lo ha consegnato Giovanni Lorenzo Baldano alla fine del secolo XVI.

Suonatore di sordellina, di Claude Vignon, ripresa da Charles David, 1630

LA SORDELLINA

TRA

RINASCIMENTO E BAROCCO

Questo scritto si aggiunge, per fare il punto su alcune nuove immagini, all’ importante ed esaustivo saggio di Henry van der Meer (olandese, noto storico degli strumenti musicali) e Maurizio Tarrini (storico della musica presso il Conservatorio di Genova), Giovanni Lorenzo Baldano. Libro Per Scriver L’Intavolatura per Sonare sopra le Sordelline (Savona, 1995) che per primi hanno parlato in maniera approfondita della sordellina.

Inoltre, va ricordato Barry O’Neill per il suo articolo The Sordellina, a Possible Origin of  the Irish Regulators (The Seán Reid Society Journal. Volume 2. November 2001) che va a commentare e completare ulteriormente quanto esposto dai due precedenti musicologi, aprendo un’ipotesi interessantissima su come e perchè verranno poi applicate le chiavi sui bordoni e il soffietto alla cornamusa irlandese (la uilleann pipes).

Infine, segnalo anche l’articolo di Eric Montbel, Le portrait de Manfredo Settala attribué à Carlo Francesco Nuvolone : un hommage au collectionneur et facteur de sourdelines (in “Images-Musique-Instruments” n°15, CNRS Editions, Paris, 2015) che fa un importante aggiornamento in seguito al ritrovamento di un quadro con la sordellina che si credeva perso.

Quindi, per una descrizione cronologica e terminologica della sordellina, intendo avvalermi di quanto scritto da Marin Mersenne all’inizio del Seicento. Il Canonico Marin Mersenne, nel suo trattato Harmonie Universelle (1636), ci descrive 3 tipi di sordelline, che si sviluppano da un modello più semplice ad uno più complesso, le cui differenze stanno nel numero di chiavi, nella forma e numero delle canne.

Le tre versioni della sordellina

(secondo Marin Mersenne)

a) la Prima Sordellina ha 3 canne, disposizione/forma I-I-I (sicuramente il modello più antico), è fornita di due chanter con chiavi e un bordone. Mersenne dice che viene suonata dai contadini italiani, e questo è un fatto confermato dalla tradizione: infatti corrisponde alle varie ZAMPOGNE A PARO/ZOPPA (ma senza chiavi), attualmente ancora in uso nel centro-sud Italia. Nel tavola di Mersenne si vede questo modello che presenta solo una chiave, applicata alla canna sinistra (quella più alta) che così si accresce nell’estensione di un tono verso l’alto, come sembra ci siano pure 2 fori nel bordone (come nell’attuale zampogna a chiave modificata). Questo modello, ricostruito per me da Franco Calanca, lo chiamo SORDELLINA RINASCIMENTALE.

b)  la Seconda Sordellina, che non è mostrata da Mersenne, ha sempre 3 canne, disposizione/forma I-I-J; tutte le canne sono per eseguire la melodia, con il tubo a J chiuso alla fine, ed ha le chiavi. Questo modello, che è quello ricostruito per me da Danilo Tamburo, lo chiamo SORDELLINA (NAPOLETANA o PRIMO BAROCCO) .

c) infine la Terza Sordellina, ben raffigurata nella tavola di Mersenne, ha ben 4 canne, tutte con chiavi, ed è il più complesso da suonare, oltre che il più raro. Questo modello, disposizione/forma I-I-I-N, lo chiamo SORDELLINA GRANDE (o BAROCCA). Un modello intermedio tra le ultime due, disposizione/forma I-I-U, è stato ricostruito da Marco Tomassi nel 2019; da lui è stata chiamata la Sordellina di Settala.

LA SORDELLINA RINASCIMENTALE

  La SORDELLINA RINASCIMENTALE, la Prima Sordellina (secondo Mersenne), a 3 canne (modello a forma I-I-I), è a tutti gli effetti una zampogna del tipo “a paro” (come le attuali della Calabria e Sicilia) o come la “zoppa” (del Centro Italia) : ha 2 canne di melodia in rapporto di terza e 1 bordone in quinta inferiore. La differenza maggiore sta nell’essere munita di un mantice che, al posto dell’insufflatore, alimenta la sacca dell’aria, e nella presenza di alcune chiavi, che permettono sia di alterare di mezzo tono le note della scala naturale sia di estenderne la scala.

L’applicazione delle chiavi, iniziata probabilmente a partire dalla metà del ‘500, fino ad averne almeno 5 all’inizio del ‘600 (sono quelle che indica Baldano nel suo Libro), la rende capace di impossessarsi di un notevole repertorio di canzoni, villanelle e danze, così come ce lo conferma lo straordinario manoscritto del Baldano.

Ma quello che è veramente differente, nella sostanza, è l’ambito sociale dell’utilizzo della sordellina : uno strumento di corte, con un repertorio in parte popolaresco e in parte colto, ma adatto ad un ambiente cameristico. La sonorità dello strumento è assai contenuta (sordellina viene da sordo) e consente allo stesso suonatore di cantarvi sopra, liberato dall’impegno di soffiarvi dentro (azione considerata sconvenevole a dei nobili di corte, secondo i dettami de Il Cortegiano, di Baldassarre Castiglione). Infine, una semplice questione di tecnica esecutiva : essendo uno strumento accordato per terze, il movimento parallelo delle dita permette la facile esecuzione dei brani più semplici, restituendoci tutta la bellezza della melodia italiana in terze parallele. Ecco, quindi, uno strumento che trova diffusione in ambito amatoriale (vedi il Libro con l’intavolatura), nella nuova dimensione di pratica musicale dei nobili.

IL “LIBRO PER SCRIVER L’INTAVOLATURA PER SONARE SOPRA LE SORDELLINE” DI GIOVANNI LORENZO BALDANO 

  Giovanni Lorenzo Baldano, nobile di Savona (1576-1660), un appassionato di letteratura, musica e poesia, è l’autore di “Libro per scriver l’intavolatura per sonare sopra le sordelline” dedicato alla sua amata, la nobile Clara Maria Cerrato. 

  Baldano è un personaggio chiave, perchè ci lascia un manoscritto, fino a pochi anni fa sconosciuto, contenente circa 160 brani per sordellina. Prezioso testimone dell’ambiente musicale di Napoli, città in stretto contatto commerciale con Savona, Baldano si dimostra anche valido compositore di sonetti e canzonette (è amico del poeta Gabriello Chiabrera), che ci confermano l’uso della sordellina in accompagnamento del canto.

  Questo Libro, che ci giunge con la data dell’ anno 1600, conserva un repertorio che, ai nostri occhi, sembra sconfinato e, quindi, di importanza unica : vi sono inclusi tutti i principali balli del ’500 (il Ruggiero, la Bergamasca, la Girometta, Ciaccona, ecc.), temi popolari e temi colti, intesi come temi con variazioni, e alcune rarità di musica da camera per sordellina

  Interessante il procedimento di scrittura, per la verità non sempre chiaro, che si basa sulla tecnica dell’intavolatura (come per il liuto), cioè sull’uso di numeri e segni per indicare rispettivamente i fori e la durata delle note. Il Libro contiene, fortunatamente, anche preziose indicazioni per accordare lo strumento, che sono quelle che ne permettono la sua decifrazione. Alcune cifre hanno l’indicazione del meccanismo della chiave, punto interessante della scrittura ma allo stesso tempo ambiguo, perché non  è chiaro se la chiave serva ad alzare (come diesis) o ad abbassare (come bemolle) la nota. Straordinaria, invece, è la documentazione dell’arte della variazione di un tema dato, perché abbiamo la possibilità di capirne il suo sviluppo: di regola, ogni volta il tema si ripropone in forma più virtuosistica. 

  Inoltre, alla fine del Libro, ci sono 36 brani per buttafuoco (strumento identificabile col salterio a bacchetta suonato insieme ad uno zufolo) ma la loro intavolatura non è decifrabile, perché Baldano non fornisce nessuna chiave di lettura. Nel confronto stilistico con i brani per sordellina si nota una semplificazione della scrittura e un’assenza di successive variazioni.

 

LA RICOSTRUZIONE DI OGGI

SORDELLINA ricostruita da Franco Calanca

 La SORDELLINA RINASCIMENTALE (modello Prima Sordellina) è stata ricostruita da Franco Calanca (3) che, su varie mie indicazioni e ricerche, avviate nel 2003, ha realizzato questo importante strumento, anello di congiunzione tra le zampogne colte e popolari (4). Le numerose lacune informative sono state supplite dall’indagine iconografica, dallo studio del manoscritto e delle descrizioni dell’Harmonie Universelle(1636) di Marin Mersenne. Così, dopo diversi tentativi, si è giunti ad un primo modello, composto di  2 canne di melodia con ance doppie  in rapporto di terza, e 2 bordoni di RE in ottava, per i quali si è scelta la soluzione delle ance semplici, in quanto più delicate nel suono. Oggi, queste ance dei 2 bordoni sono tornate ad essere doppie, per uniformare la sonorità generale (certo suonano più forte).

Per scelta interpretativa, di solito tengo attivo solo il bordone piccolo (che produce un RE, quarta inferiore) chiudendo il grande bordone (RE un’ottava sotto il RE in quarta inferiore). In questo modo, la SORDELLINA RINASCIMENTALE suona a 3 canne, ed è simile a quella raffigurata nella tavola qui sotto, di cui si riproduce la parte in basso a sinistra, in cui si vedono le tre canne inserite nel blocco.

Sordellina a 3 canne, blocco con ance e 5 chiavi, tavola dall’ Harmonie Universelle di Marin Mersenne (1636), part.

  Nella nostra ipotesi la sordellina ha una scala naturale di SOL minore, perché gran parte dei brani nel Libro del Baldano sembrano essere in minore, con le chiavi utilizzate per suonare in maggiore. L’applicazione delle chiavi è, per ora, arrivata a quelle di FA diesis e SI naturale sulla canna sinistra (quella che ha i fori digitali per un’estensione RE-LA), e SI naturale, Mi naturale e MI bemolle su quella destra (quella che ha i fori digitali per un’estensione FA-RE). 

  Infine è stata applicata una leva per aprire e chiudere il passaggio dell’aria nelle ance, derivata dalle cornamuse celtiche, che permette un attacco e chiusura netta del suono.

NOTE

(1) “Libro per scriver l’intavolatura per sonare sopra le sordelline” (Savona, 1600), oggi disponibile perchè edito nel 1995 da EDITRICE LIGURIA , via dei Mari, 4r – 17100 Savona (fax 019 8387798).

(2) Per avere una zampogna a chiave in SOL, evoluzione della zampogna senza chiave, si procede nello stesso modo : alla canna in SOL della cornamusa si abbina la canna in SOL della bombarda rinascimentale, che sta un’ottava sotto, ed ecco lo strumento. Particolare interessante : la presenza della chiave protetta nella “fontanella” sia nella zampogna a chiave che nella bombarda storica.

(3)  Franco Calanca tel. 3401436349

(4)  In verità, qualche anno fa, un suonatore-costruttore tedesco di Norimberga aveva già ricostruito la sordellina e registrato un interessante CD :  si tratta di Horst Grimm, “il Libro della Sordellina” per la Verlag der Spilleute.

SORDELLINA

(NAPOLETANA o PRIMO BAROCCO)

(1610-1650 ca.)

continua…

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